venerdì 4 febbraio 2011

TESTI DI C.....

Nel suo romanzo 1984” George Orwell descrisse, già nel lontano 1948, una società oppressa da una spietata dittatura mediatico-tecnologica.

E’ noto il successo ottenuto dall’espressione “Grande fratello”, creata da Orwell per indicare il baffuto ed enigmatico despota del romanzo.

Ma quante altre, “profezie” orweliane, quali sue altre “visioni” si sono avverate?

Vediamo.

E’ meno noto che un’altra espressione, sempre coniata da Orwell, fu utilizzata, in ambito sanitario, dallo psichiatra David Cooper.

Il termine in questione è “psicopoliziotti”.

“Psicoreato”, in 1984, indica il pensare in maniera difforme da quella “suggerita” dal sistema. Gli “psicopoliziotti” svolgerebbero, quindi, il compito di individuare e reprimere questo tipo di reato. David Cooper, insieme a Ronald Laing, esponente della cosiddetta “antipsichiatria”, accusò (come segnala Vittorino Andreoli nel suo “Un secolo di follia”) i colleghi della psichiatria “ortodossa” di svolgere una attività di psicopolizia, al servizio del sistema capitalistico.

Leggendo, ci imbattiamo, poi, in una, inquietante, lista degli, apparentemente innocui, strumenti che il regime utilizza per instupidire la popolazione: “giornali-spazzatura che contenevano solo sport, fatti di cronaca nera, oroscopi, romanzetti rosa, film stracolmi di sesso e canzonette sentimentali”.

Per non parlare della, dettagliata, spiegazione di come l’impoverimento della lingua venga utilizzato per “restringere al massimo la sfera di azione del pensiero”: alla fine lo psicoreato sarà praticamente impossibile.

Vorremmo, per concludere, soffermarci, brevemente, sulla questione dei testi delle “canzonette sentimentali” di cui sopra.

Ci permettiamo di suggerire, a titolo di esempio, di porre attenzione a come, nelle canzoni, venga descritto ed esaltato il "vero" amore (“senza te morirei, senza te scoppierei”, “io senza te non vivo più”, e via dicendo), una descrizione che fa pensare ad una forma grave di disturbo ossessivo-compulsivo, più che ad un rapporto umano sano. (Vedi “IL CERVELLO BLOCCATO” di Jeffrey Schwartz”).

Analoghe considerazioni potrebbero essere fatte su molti dei concetti e delle convinzioni che vanno a formare la mitologia (cultura?) che sta a fondamento della società.

Una mitologia inculcata a suon di gorgheggi e melodie strappalacrime; suggestioni letterarie e cinematografiche.

martedì 1 febbraio 2011

I PENSIERI E LA REALTA'

Quello che pensiamo e diciamo, le nostre conversazioni, i nostri sentimenti ed emozioni, “passano” senza lasciare tracce o, in qualche modo e, a nostra insaputa, contribuiscono a creare la realtà e le situazioni che ci troviamo ad affrontare? I, relativamente, recenti sviluppi della fisica quantistica indicano che la risposta a questa domanda è assolutamente affermativa e sappiamo anche che molte tradizioni sapienziali del passato erano a conoscenza del "fenomeno".

Di seguito due brani. Il primo tratto da “Storia delle filosofia” di Giovanni Reale e Dario Antiseri, il secondo da “Il cervello quantico” di Jeffrey Satinover.

(Secondo Platone vi è una) perfetta corrispondenza fra l'anima e i costumi dell'uomo e le istituzioni statali: i governi e le costituzioni 'non provengono da una quercia o da una rupe', ma 'dai costumi morali che vi sono negli Stati'.

Una intelligenza globale (qualcosa che riguardi l’intero pianeta) scaturisce dal basso verso l’alto, prendendo cioè spunto da interazioni meramente locali. E’ un po’ come dire che la vera intelligenza, quella che guida l’economia americana, non è nelle mani (o nelle teste) dei politicanti di Washington, ma è invece sparpagliata nelle conversazioni notturne dei camionisti che si incontrano agli autogrill, nelle domande dei clienti ai negozianti e nelle loro pronte risposte, nelle chiacchierate amichevoli dei vicini che discutono di affitti e mutui.