martedì 5 aprile 2011

LA VERA SCHIAVITU' DELLE DONNE

Riportiamo un passo di notevole interesse psicologico e sociale tratto dal libro "ESSERE NEL SOGNO" di Florinda Donner-Grau, che costituirà l'argomento di riflessione dell'incontro di questa sera al circolo Vie Nuove di Firenze.

“Ciò che mi preoccupa”, continuò Delia: “è che tu non sai nemmeno che, per il semplice fatto di essere donna, sei una schiava.”

Raccogliendo tutta la pazienza di cui ero capace, dissi a Delia che si sbagliava. “Oggigiorno nessuno è schiavo.”

“Le donne sono schiave”, insistette Delia. “Gli uomini rendono schiave le donne. Gli uomini ottenebrano le donne. Il loro desiderio di marchiare le donne come loro proprietà ci annebbia”, dichiarò. “Questa nebbia circonda il nostro collo come un giogo.” Il mio sguardo vacuo la fece sorridere. Si appoggiò al sedile stringendosi le mani sul petto. “Il sesso annebbia le donne”, aggiunse dolcemente e tuttavia enfaticamente. “Le donne sono così completamente annebbiate, che non riescono a considerare la possibilità che la loro bassa condizione nella vita è il diretto risultato di ciò che subiscono sessualmente.”

“Questa è la cosa più ridicola che io abbia mai udito”, esclamai. Poi, piuttosto saccentemente, mi lanciai in una lunga diatriba sulle ragioni sociali, economiche e politiche della bassa condizione femminile. Parlai profusamente dei cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni, di come le donne avessero avuto successo nella loro battaglia contro la supremazia maschile. Irritata dalla sua espressione di derisione, non potei fare a meno di commentare che senza dubbio era vittima di pregiudizi causati dalle sue stesse esperienze, dalla sua prospettiva personale.

L’intero corpo di Delia era scosso da una repressa ilarità. Fece uno sforzo per contenersi e disse: “Nulla è realmente cambiato. Le donne sono schiave. Siamo state educate ad essere schiave. Le schiave colte, sono ora occupate a denunciare gli abusi sociali e politici

commessi contro le donne. Comunque, nessuna delle schiave è in grado di mettere a fuoco la radice della loro schiavitù - l’atto sessuale- a meno che prenda in considerazione lo stupro o qualche altra forma di abuso fisico.”

Un leggero sorriso separò le sue labbra mentre diceva che gli uomini di religione, i filosofi e gli scienziati hanno affermato per secoli, e naturalmente lo fanno ancora, che gli uomini e le donne devono seguire un imperativo biologico, dettato da Dio, che ha a che fare direttamente con le loro capacità sessuali e riproduttive. “Siamo state indotte a credere che il sesso sia benefico per noi”, ella enfatizzò. “La convinzione derivante da questa accettazione ci ha rese incapaci di porci la giusta domanda.”

“E qual è questa domanda?” chiesi, sforzandomi di non ridere delle sue convinzioni completamente sbagliate.

Delia non sembrò avermi sentita, restò in silenzio così a lungo che pensai si fosse addormentata e trasalii quando disse: “La domanda che nessuno osa porsi è: qual è, su noi donne, l’effettivo risultato del farsi mettere in posizione orizzontale?”

“Dai Delia!” La rimproverai fingendo costernazione.

“L’annebbiamento delle donne è tale che, pur mettendo a fuoco ogni altro elemento della nostra inferiorità, non riusciamo a farlo con quello che è la causa di tutti gli altri”, ella affermò.

“Ma, Delia, non possiamo fare a meno del sesso”, risi. “Che cosa accadrebbe alla razza umana se non…”

Ella bloccò la mia domanda e la mia risata con un gesto imperativo della mano. “Oggigiorno, le donne come te, nel loro zelo di eguaglianza, imitano gli uomini”, disse. “Le donne imitano gli uomini in misura tale che il sesso a cui sono interessate non ha nulla a che fare con la riproduzione. Scambiano il sesso con la libertà, senza mai considerare ciò che il sesso provoca al loro benessere fisico ed emozionale. Siamo state così completamente indottrinate, che crediamo fermamente che il sesso sia benefico per noi.”

Mi diede un colpetto col gomito e poi, come se stesse recitando una salmodia, aggiunse con tono cantilenante: “Il sesso ci fa bene. È piacevole. E necessario. Allevia la depressione, la repressione e la frustrazione. Cura il mal di testa, l’alta e la bassa pressione. Fa scomparire l’acne. Abbellisce il seno e il sedere. Regola il ciclo mestruale. In breve, è fantastico! È benefico per le donne. Tutti lo dicono. Tutti lo raccomandano.” Fece una pausa di un istante e poi per finire declamò: “Una scopata al giorno leva il medico di torno.”

Trovai le sue affermazioni terribilmente divertenti, ma poi divenni improvvisamente seria, mentre ricordavo che la famiglia e gli amici, incluso il nostro medico, l’avevano suggerito - sebbene non così palesemente - come cura di tutti i disturbi adolescenziali di cui soffrivo, essendo cresciuta in un ambiente molto repressivo. Avevano detto che una volta che fossi stata sposata, avrei avuto cicli mestruali regolari. Avrei guadagnato peso. Avrei dormito meglio. Avrei avutoun carattere più dolce.

“Non vedo nulla di sbagliato nel volere il sesso e l’amore”, dissi sulla difensiva. “Quello che ho sperimentato a questo proposito mi è piaciuto moltissimo. E nessuno mi annebbia. Sono libera! Scelgo chi voglio e quando lo voglio.”

C’era una scintilla di ilarità negli scuri occhi di Delia mentre diceva: “Scegliere il tuo compagno non altera in alcun modo il fatto che vieni scopata.” Poi con un sorriso, come a voler mitigare l’asprezza del suo tono, aggiunse: “Scambiare il sesso con la libertà è l’apice dell’ironia. L’annebbiamento causato dagli uomini è così completo, così totale, che ci ha private dell’energia e dell’immaginazione necessarie per mettere a fuoco la vera causa della nostra schiavitù”.

Enfatizzò: “Volere un uomo sessualmente o innamorarsi di lui romanticamente sono le due sole scelte date alle schiave. E tutte le cose che ci sono state dette circa queste due scelte non sono altro che scuse per farci cadere nella complicità e nell’ignoranza.”

Ero indignata. Non potevo fare a meno di pensare che fosse una sorta di megera repressa che odiava gli uomini: “Perché disprezzi così tanto gli uomini, Delia?” le chiesi nel mio tono più cinico.

“Non li disprezzo”, mi assicurò. “Ciò a cui mi oppongo appassionatamente è la nostra riluttanza ad esaminare quanto siamo indottrinate. La pressione che subiamo è così implacabile e ammantata di ragionevolezza che siamo diventate complici volontarie. Chiunque osi pensare diversamente viene messa da parte e derisa come una che odia gli uomini o come vittima di una anomalia.”

Arrossendo, la guardai furtivamente. Decisi che poteva parlare in modo così sprezzante del sesso e dell’amore perché, dopotutto, era vecchia. I desideri fisici erano tutti alle sue spalle.

Ridacchiando dolcemente, Delia intrecciò le mani dietro alla testa. “I miei desideri fisici sono alle mie spalle non perché sono vecchia”, confidò, “ma perché mi è stata data la possibilità di usare la mia energia e la mia immaginazione per diventare qualcosa di diverso rispetto alla schiava che avrei dovuto essere.”

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