Quando c’è malattia, si sa, c’è sofferenza, ma non si può, sempre, dire che la sofferenza deriva da una patologia.
Di seguito riportiamo alcuni estratti dai testi di Carlos Castaneda nei quali viene spiegata l’origine di alcuni “disturbi” che, solitamente, vengono classificati come patologici e, quindi, medicalizzati.
La visione di Castaneda che, notoriamente, si rifà alla saggezza degli indiani Toltechi dell’antico Messico, si basa sullo stesso presupposto che portò Gerd B. Achenbach, a proporre la “consulenza filosofica” come metodo per affrontare il disagio psicologico. Disagio psicologico che, per Achembach, sarebbe, in alcuni casi, riconducibile a particolari “visioni del mondo” che l’individuo avrebbe appreso ed, acriticamente, accettato dal proprio contesto sociale.
In tali casi l’intervento "terapeutico" risulterebbe, non solo inefficace, ma completamente arbitrario.
Uno dei più noti consulenti filosofici è Lou Marinoff autore del best seller “Platone è meglio del prozac”.
La mia angoscia, per esempio, era una scena in cui io guardavo me stesso con la sensazione di essere chiuso dentro me stesso. E’ questa scena che chiamo angoscia. (L’isola del tonal)
Una notte mi svegliai atterrito, incapace di respirare... il medico mi prescrisse un tranquillante e mi suggerì di respirare in un sacchetto di carta qualora l'attacco si fosse ripetuto...
Dissi a don Juan che mi ero reso conto che l'interruzione del dialogo interiore comportava qualcosa di più della semplice interruzione delle parole rivolte a me stesso. Tutto il mio processo del pensare si era interrotto ed io mi ero trovato praticamente sospeso, fluttuante. Da questa consapevolezza era nato un senso di panico per cui, come antidoto, avevo dovuto riprendere il dialogo interno. (L'isola del tonal)
Quello che Don Juan definiva "la fondazione del sognare", consisteva in una lotta mortale della mente con se stessa e affermò che una parte di me avrebbe fatto ogni sforzo per impedirmi di raggiungere il successo. Poteva darsi che, nel corso della lotta, tale parte di me mi provocasse perdita di pensiero, melanconia, o anche depressione tendente al suicidio. (L'isola del tonal)
Avevo perso completamente il mio equilibrio. Nel mio stato di consapevolezza normale mi sentivo scombussolato. Era come se avessi perduto un punto di riferimento. Mi sentivo abbattuto, sconsolato. Dissi a don Juan che avevo perduto anche il desiderio di vivere…..fui sopraffatto da un tale senso di disperazione che mi misi a piangere. Don Juan e Genaro risero fino alle lacrime. Più io mi sentivo disperato, più cresceva il loro divertimento. Finalmente don Juan mi fece entrare in uno stato di consapevolezza intensa e mi spiegò che il fatto che ridessero di me non era crudeltà da parte loro né tanto meno il risultato di uno strano senso dell'umorismo, ma la genuina espressione della felicità di vedermi avanzare sulla via della conoscenza. 'Ti dirò quello che soleva dirmi il nagual Juliàn quando arrivavamo al punto in cui sei tu”, proseguì don Juan, 'così saprai di non essere solo. Quel che ti sta capitando, capita a chiunque accumuli abbastanza energia per poter dare uno sguardo all'ignoto.' (Il fuoco dal profondo)
La depressione che provavano, diceva il nagual Juliàn, non era tanto la tristezza per aver perso un nido noioso e limitato, ma soprattutto la seccatura di dover cercare un nuovo alloggio. 'i nuovi alloggi' continuò don Juan 'non sono così comodi o accoglienti, ma sono infinitamente più ampi e spaziosi. La tua notifica di sfratto si presentò sotto la forma di una grande depressione e della mancanza di voglia di vivere, proprio come accadde a noi. Quando ci dicesti che non volevi più continuare a vivere, non potemmo fare a meno di ridere.' (Il fuoco dal profondo)
Mi sembrava di non essere quell’io che conoscevo. “Non capisco perché ve ne stupiate tanto,” disse don Juan. “Ogni volta che il dialogo interiore si interrompe il mondo sprofonda e affiorano straordinarie sfaccettature di noi, come se fossero state fino a quel momento tenute nascoste dalle nostre parole. Voi siete così come siete, poiché vi dite che siete appunto così. (L'isola del tonal)
Mi sentivo in un modo terribilmente strano. Ero calmo, imperturbabile. Uno stato di incredibile indifferenza e freddezza si era impadronito di me. (L'isola del tonal)
In me c’era qualcosa che lottava disperatamente per far prendere alla situazione una svolta familiare. Cercavo di essere spaventato e interessato. (L'isola del tonal)
Il ritorno del mio io consueto fu anche il ritorno dei miei consueti timori. Stranamente ero meno spaventato di essere spaventato che di non esserlo affatto. La familiarità delle mie vecchie abitudini, per quanto spiacevoli era un sollievo delizioso. (L’isola del tonal)
Quando si esaurisce l’inerzia del dialogo interno il mondo diventa nuovo. L’ondata di energia si sente come un buco insopportabile che si apre sotto i piedi. Per tale ragione il guerriero può passare anni di instabilità mentale. L’unica cosa che lo conforta in tale situazione è mantenere chiaro il proposito del suo cammino e non perdere, per nessuna circostanza, la sua prospettiva di libertà. Un guerriero impeccabile non perde mai l’equilibrio. (Incontri con il Nagual)
Desideravo sostenere la conversazione, ma qualcosa in me era incompleto. Provavo una insolita indifferenza, una stanchezza simile alla noia. (L’isola del tonal)
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